sabato 8 settembre 2012

Chi è Zlatorog?




Questo blog porta il nome del protagonista di una famosa leggenda slovena: Zlatorog era un camoscio bianco dalle corna d'oro, posto a guardia del Monte Triglav contro tutti coloro che vi si avventuravano per carpirne i favolosi tesori. Su questi malcapitati, il possente camoscio faceva cadere frane di sassi, scatenava tempeste e temporali.

Allora la zona del Triglav era un giardino rigoglioso, dove le Rojenice, fate benefiche, pascolavano le loro capre protette dal camoscio Zlatorog. Ma un giorno, l'avidità di un cacciatore che voleva impossessarsi delle corna di Zlatorog, "chiavi" necessarie per ottenere il tesoro del monte Bogatin, ruppe l'idillio, trasformando i rigogliosi pascoli in aspre pietraie e ghiacciai.



Una buona versione della storia al seguente link:

La Leggenda di Zlatorog (blog di Pascolini Giovanni)

La leggenda può avere una particolare chiave di lettura da parte degli alpinisti ed escursionisti: così come il cacciatore è spinto, per impossessarsi dell'oro nascosto nel monte, ad intraprendere il rischioso compito di cacciare Zlatorog (e finisce male...), gli appassionati di montagna sentono anch'essi una forza irresistibile che li spinge verso il mondo delle inutili cime. Si ripropone quindi il più grande mistero dell'alpinismo: perché si affrontano fatiche, disagi e spesso pericoli per raggiungere una vetta, percorrere una cresta rocciosa, scendere una parete od un vallone, magari sferzati da freddi venti o costretti a battere traccia in un metro di neve? Cosa ci spinge? Nella favola è un favoloso tesoro, ma nella realtà? E' difficile rispondere, rendere con le parole qualcosa che si sente dentro e che tocca probabilmente gli aspetti più primordiali del nostro essere: un famoso alpinista rispose, a chi gli chiedeva conto di ciò, che il solo fatto di porre la domanda precludeva la possibilità di comprenderne l'eventuale risposta. Chissà che questo blog non possa servire a far quantomento intuire, a chi non ha mai provato, cosa ci attrae in questi ambienti spesso tanto ostili.

Camoscio alpino

Un altro motivo per cui ho scelto questo nome è che ho sempre avuto un debole verso i camosci: animali molto selvatici, lievi ma robusti, forti e agilissimi, difficilmente avvicinabili al contrario dei loro "cugini" stambecchi. Spettacolari nel loro muoversi con noncuranza sui pendii più ripidi ed esposti, mi emoziono sempre nell'incontrarli e resto ogni volta ammirato nel vederli lanciarsi in corse a capofitto, per pareti e ghiaie quasi verticali.

Il nome di questo blog vuole essere anche un omaggio a questo stupendo animale, che considero il vero emblema della montagna più selvaggia, lo spirito più autentico dell'ambiente che più amo.

Camosci del Monte Camicia, Gran Sasso
E' chiaro quindi che questo blog parlerà per lo più di cose montagnose, relazioni di gite, natura e roba del genere... Con qualche riflessione personale che spero possa interessarvi.


4 commenti:

  1. Sono contento del tributo che intendi dare a quelle che considero le "mie" splendide montagne e mi piace come le descrivi. Aggiungerei che il miglior trofeo per l'alpinista che ha faticosamente girovagato al cospetto di Re Triglav è alla fine, in rifugio, una fresca birra ... Zlatorog!

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    1. Grazie per il commento, Sergio.

      Mi fa piacere che qualcuno apprezzi quello che scrivo.

      Un saluto

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  2. ho visto una bella foto invernale del monte Razor (mai sentito nominare prima) su un sito di fotografia (Juzaphoto)...solita ricerca...e sono capitato sulla tua escursione estiva: Bellissimo racconto..bellissime foto autentiche...e cosi ho fatto un giro sul tuo Blog. Ti faccio i complimenti sei un giovane sportivo e la montagna arricchisce il tuo fisico e il tuo carattere!! un saluto dal mare sanremese. Roberto

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    1. Caro Giac747,
      ti ringrazio molto per i complimenti e mi fa molto piacere che ti piaccia il mio blog!

      Grazie anche per avermi definito "giovane" anche se, oramai, non lo sono più tanto :-)

      Un caro saluto

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