domenica 9 settembre 2012

Traversata del Triglav

Il Triglav domina sulla conca di Kriški Podi
Il Monte Triglav è il monte più alto della Slovenia. Per gli Sloveni non è solo una montagna, ma un simbolo di identità nazionale. Salirci è quasi un dovere... ed è per questo che nelle belle giornate estive si procede come in processione.



Era da tanto tempo che anche io volevo salire su questa cima (del resto, sono al 25% sloveno!), una cima che non è solo un monte ma, come diceva il vecchio alpinista Kugy, "un regno impressionante", tanto è vasto tutto quello che gli sta attorno: pareti, creste, altipiani rocciosi, pascoli, laghi e foreste a perdita d'occhio.
Il Triglav stilizzato nello stemma della Slovenia

Nonostante la quota modesta per essere una montagna alpina (2864 metri) può competere per fascino ed anche per impegno con cime ben più alte, e quando sei là sopra, se le condizioni atmosferiche lo consentono, il panorama è esteso ed aereo: solo il cielo sopra di te, sembra di stare in cima al mondo!

Potendo disporre del supporto logistico del mio babbo, ho effettuato la salita in traversata, salendo quindi da nord, dalla valle Vrata, e scendendo ad ovest, in valle Zadnjica. In questo modo ho potuto godere di due versanti molto diversi della montagna, passando dalla regione della Gorenjska a quella della Primorska, in pratica dal bacino del Mar Nero a quello dell'Adriatico.

Nonostante l'orario piuttosto mattutino, il parcheggio in valle Vrata è pieno di auto! Sono solo le 6.10, ma già decine e decine di escursionisti sono in marcia verso un'unica meta: il Re delle Giulie!

Mi incammino con passo svelto tra le ombrose faggete, mentre il sole già tinge di rosa le cime dei monti circostanti ed anche la mia meta, che appare così lontana ed inaccessibile.

La cima del Triglav illuminata dai primi raggi di sole
Una piccola sosta, come di consueto, dinnanzi al singolarissimo monumento agli alpinisti partigiani, caduti combattendo per la libertà tra queste montagne. Tra tutti i monumenti ai partigiani che ho visto, e di cui è piena la Slovenia, questo è sicuramente quello che mi ha colpito di più e colpisce di più tutti coloro che hanno fatto almeno un po' di alpinismo.

Il monumento agli alpinisti partigiani in valle Vrata
Si tratta infatti di un gigantesco chiodo da roccia con attaccato un moschettone altrettanto enorme: chi ha visto quelli veri, spesso piccoli e piantati in qualche poco profoda fessura su per qualche malferma parete, non può fare a meno di pensare che una tale solidità sarebbe stata alquanto gradita in molte occasioni!

Riprendo il cammino e, sebbene non voglia assolutamente forzare (la giornata è lunga e la gita va goduta), il podista che è in me mi spinge a superare tutte le varie comitive che mi precedono: da una parte penso che si tratti di un po' di “sano spirito agonistico”, dall'altra c'è il desiderio di essere il più possibile solo, per poter godere appieno di questo ambiente fantastico senza il contorno di richiami, jodel e risate che, per quanto simpatici, non aiutano certo a mettersi in sintonia con quello che ci circonda...

Non sono ancora le 7, ma già una lunga fila di escursionisti si accinge a salire la montagna
E così, un passo alla volta, risalgo i ripidi pendii a ghiaie e roccette sulla sinistra della parete nord, lungo la via detta Čez Prag. Si aprono stupendi panorami sulla valle Vrata e le montagne circostanti:

Valle Vrata e le sue stupende foreste

La forcella Luknjia

Affaccio verso la Stenar e la Škrlatica

Al centro la Stenar, sulla sinistra dovrebbe essere il Bovški Gamsovec, a destra Dolkova Špica e Škrlatica
Giungo dunque al passo più impegnativo della salita: la Medvedova Skala (Roccia dell'Orso), un salto verticale di una quindicina di metri, dove si narra che un orso, inseguito da un cacciatore, si gettò nel vuoto pur di sfuggirgli.

Medvedova Skala, la Roccia dell'Orso
Dopo un doveroso pensiero allo sfortunato plantigrado, mi accingo quindi a risalire: in realtà la salita è molto più facile di quanto sembri da sotto, dato che la paretina, pur ripida e liscia, è perfettamente attrezzata con cavo metallico, pioli e gradini scavati nella roccia. Unica insidia: è molto scivolosa per via del temporale della sera prima, ma basta fare la dovuta attenzione...

Superato il gradino roccioso la salita continua ripida, supera alcune roccette a volte attrezzate con cavo o appigli metallici, e giunge ad un vasto canalone ghiaioso, che si risale con un po' di fatica.


Qui sorpasso gli ultimi gruppi che mi precedono e finalmente la pendenza diminuisce, lasciando posto ad un altopiano carsico, roccioso ed accecante per via della roccia calcarea bianchissima, inciso da profonde fessure.

La traccia di sentiero riprende ora a salire, più decisa, verso la sella della Kredarica e il grande rifugio Triglavski Dom.

L'altipiano carsico che conduce alla Kredarica
Mentre salgo, ad un certo punto, sento un rumore di sassi smossi proveniente da valle. Capisco subito di che si tratta, mi fermo ed aguzzo la vista: ad un centinaio di metri, due stambecchi, un cucciolo ed una femmina, scendono verso il sentiero dove sono appena passato.

Piccolo di stambecco e femmina
Dopo qualche foto proseguo e giungo finalmente, in circa 3 ore dalla partenza, alla Triglavski Dom nad Kredaricu (Rif. del Triglav alla Kredarica), dove mi si para innanzi la vista della vetta del Triglav e della sua anticima, il Mali Triglav (Piccolo Triglav).

Triglavski Dom na Kredarici e Mali Triglav
Entro nel rifugio per comprare un Cocacola. La costruzione è molto grande e può ospitare fino a 200 persone. All'interno alcune foto di raduni oceanici, con centinaia e centinaia di persone riunite attorno al rifugio, evidentemente in occasione di ricorrenze o manifestazioni.

Non mi fermo molto: riparto subito verso il Mali Triglav.

Mali Triglav e Triglav
Il percorso è ora roccioso e molto ripido, ma sempre ben assicurato e facilitato dagli infissi metallici quasi continui e da appoggi scavati nella roccia: è evidente l'intento di far salire e scendere anche i meno esperti, in relativa sicurezza anche con condizioni meteo critiche.

Incontro infatti cordate di genitori con bimbi piccoli ed anche qualche escursionista non più in verde età...

Giunto in vetta al Mali Triglav, mi si para di fronte la vetta principale e la famigerata crestina che le collega.

Il Triglav dal Mali Triglav
Eccola la cresta che, nei racconti dei pionieri ottocenteschi, veniva descritta come "molto stretta", con "a destra e a sinistra spaventosi precipizi", "abissi spaventosi che si aprivano da ambo i lati", "da non sopportare un passo deciso" e dove "spesso ci si deve bilanciare a braccia tese"

La cresta del Triglav
Oggi, grazie agli ormai quasi secolari interventi per renderla più agibile, è tranquillamente affrontabile, sempre con attenzione!, da qualsiasi escursionista di media esperienza, dato che è abbondantemente facilitata da corrimani e spianata a picconate nei punti più disagevoli.

Rimane, nonostante ciò, un percorso aereo e panoramicissimo, di grande suggestione.

La cresta del Triglav
Arrivato in cima, confesso che mi si stampa in volto un largo sorriso e un po' di emozione mi scalda il cuore...

Mi faccio scattare la foto di rito con l'Aljažev Stolp, il singolarissimo riparo, ultracentenario, costruito per dare rifugio dai fulmini in caso di temporale.

Classica foto ricordo con l'Aljažev Stolp
Mi fermo un bel po' a contemplare il vastissimo panorama e faccio anche un filmato tutto intorno:


La presenza di qualche nuvola, posta più in basso rispetto a dove mi trovo, accentua ancor di più la sensazione di trovarsi molto in alto, ad un passo dal cielo!

Riesco a distinguere i monti più vicini, il roccioso altipiano che si estende verso sud-ovest, la conca del lago di Bohinj sotto un mare di nuvole e, profondissima, ai miei piedi, la valle di Vrata dalla quale sono partito 4 ore fa e poi i monti al confine con l'Italia e le Giulie Occidentali: il Canin, il Jof Fuart, il Montasio.

La valle di Vrata, da cui sono partito

Il rifugio Triglanski Dom





Bellissimo. Ma non sono tipo da lunghe soste in montagna: ho sempre qualcosa che mi pungola e mi spinge a ripartire. Credo che mi piaccia viverla in movimento, l'escursione, più che in maniera statica. E quindi riparto.
In discesa per la cresta sud
Prendo il sentiero che segue la cresta sud e scende, tra ripidi ghiaioni e salti di rocce, fino ad un bivio: a sinistra si va al Rif. Planika, a destra si raggiunge la forcella Triglavska Škrbina. Il passaggio attraverso questa forcella, pur non essendo nulla di che, l'ho trovato il punto più impegnativo di tutta l'escursione, con diversi passaggi esposti, non banali e quindi da affrontare con la dovuta attenzione.
Le rocce per cui passa la via di discesa

La forcella Triglavska Škrbina

Una cengia un po' esposta per attraversare la Triglavska Škrbina
Superate queste ultime difficoltà, un ghiaione conduce ai piedi della vetta, su un vasto altipiano carsico ricoperto di pietraie bianchissime e quasi privo di vegetazione.

Lo percorro seguendo delle tracce, ma ben presto mi accorgo di aver sbagliato strada: infatti noto che mi sto dirigendo verso la forcella Luknja, mentre dovrei andare verso il Dolič.
La traccia per la Triglavska Škrbina
L'altopiano carsico sotto il Triglav
Tiro fuori dallo zaino la cartina, faccio il punto della situazione e, attraversando l'altipiano in direzione est, mi riporto sulla giusta rotta.

Questa parte dell'escursione, pur frequentata, non è affollata quanto la prima parte. Forse grazie anche a questa maggior solitudine, ad un certo punto vedo, a poche decine di metri da me, attraversare velocissimo, tra le pietre, un animale dal corpo allungato, che va ad infilarsi in un anfratto tra le rocce.

Lo identifico immediatamente come donnola o ermellino e, sapendo quanto questi animali siano curiosi, mi affretto ad appostarmi ad alcuni metri dal suo riparo, sicuro che a breve avrebbe fatto capolino.

Ed infatti, pochi minuti dopo, eccolo affacciarsi dalla tana!
Donnola o Ermellino?
Gli scatto un paio di foto, poi mi allontano per evitare di disturbarlo troppo e riprendo il mio cammino.

Il sentierino ora inizia a scendere più decisamente ed arriva presto al rifugio Tržaška koča nad Doliču (Capanna Triestina al Dolič). Questo rifugio venne costruito al tempo dell'occupazione italiana, tra la fine della I Guerra mondiale e la II, quando la valle dell'Isonzo e quindi il quarto più occidentale del Triglav vennero annesse all'Italia.
La vetta del Triglav da sud

Panorama verso la valle Trenta

Rifugio Tržaška koča nad Doliču
Al rifugio faccio un'altra piccola sosta, mangio un po' di frutta secca, bevo molto e riparto.

La discesa avviene per una mulattiera costruita proprio dall'esercito italiano ai tempi in cui qui passava il confine con l'allora Regno di Jugoslavia. Bisogna dire che questa mulattiera scende con pendenza costante e mai troppo ripida, facendo perdere quota senza affaticare troppo gambe e ginocchia.

Un'opera ingegneristica veramente notevole: mi viene da pensare, con un po' di amara ironia, che almeno qualcosa di buono, tra tanti soprusi, l'Italia la fece, da questa parti...
La mulattiera che scende in valle Zadnjica
Il sentiero è molto comodo, ma la temperatura è elevatissima, in quest'estate da record. Il pendio è in pieno sole e dal terreno l'aria caldissima sale, asciutta, ad acuire la già fortissima insolazione.

Una grossa marmotta mi scorge sul sentiero e si rifugia anche lei in un anfratto tra le rocce: questa volta l'attesa per la foto è vana, le marmotte non sono coraggiose come le donnole!

Continuo a scendere, commiserando i rari escursionisti che incrocio e che stanno salendo sotto questo sole spietato.

La valle in cui sto scendendo, la Zadnjica, è piuttosto selvaggia, circondata da montagne non altissime, ma imponenti e ripide, i cui fianchi presentano salti di roccia, prati verticali, macchie di larici.
Valle Zadnjica

Valle Zadnjica
Finalmente giungo al bosco, prima di larici e abeti, poi di faggi.

Uscendo dal bosco, quasi in fondo valle, una cascatella in una gola rocciosa, con il suo scrosciare, mi accentua ancora di più la sensazione di arsura!
Cascatella in valle Zadnjica
Gli ultimi chilometri li percorro in fondovalle, tra bosco, pascoli e, nell'ultimo tratto, bellissimi Vikend (casette di montagna in cui gli sloveni passano i loro fine-settimana, appunto Weekend).
Fondovalle Zadnjica

Fondovalle Zadnjica

Fondovalle Zadnjica
Arrivato alla fine della strada, quasi a Trenta, aspetto mio padre che mi è venuto a riprendere da quest'altro lato della montagna e, nella stanchezza che ormai mi ha colto, rivedo come in un film le immagini di tutti gli scenari stupendi di questa grande giornata su una grandissima montagna.


 Dati dell'escursione


Data: 17 Agosto 2012
Partenza: valle Vrata, 1010 metri
Arrivo: valle Zadnjica, 650 metri
Punto più alto: Triglav, 2864 metri
Rifugi: Aljažev Dom, 1015 metri; Triglavski dom, 2515 metri, Tržaška koča, 2151 metri
Dislivello totale in salita: oltre 1900 metri
Dislivello totale in discesa: oltre 2300 metri
Tempi impiegati (soste comprese): Vrata -  Triglavski dom: 3 ore; Triglavski dom - Triglav: 1 ora; Triglav -  Tržaška koča: 2.15 ore; Tržaška koča - fondo Zadnjica: 2.15 ore. Totale: 8.30 ore
Sviluppo del percorso: circa 23 Km
Difficoltà: dalla valle Vrata alla vetta: EEA; dalla vetta alla Tržaška koča: EEA/E; dalla Tržaška koča alla Zadnjica: E
Attrezzatura: Casco consigliato a tutti; imbrago e kit da ferrata ai meno esperti



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