giovedì 1 ottobre 2015

Tra creste e guglie: traversata del Larsec



Un'escursione che attraversa il misterioso gruppo del Larsec, toccando alcune delle sue più alte cime.


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(Gardeccia, Pozza di Fassa, 27 agosto 2015) - Il sottogruppo del Larsec è un'oasi di tranquillità nel frequentatissimo e turisticizzato Catinaccio: l'assenza di rifugi e gli accessi lunghi e poco agevoli lo preservano dall'assalto delle orde di turisti ed escursionisti della domenica, impedendo che si trasformi, come altre montagne vicine, in un arido lunapark di alta quota.

E' proprio questa atmosfera solitaria e selvatica che pregusto mentre mi incammino da Gardeccia lungo il sentiero per il passo delle Scalette, costeggiando gli omonimi Dirupi, nel bel bosco di larici e pini cembri.

Da Gardeccia, vista verso Cigolade, Coronelle, Mugoni

Le punte aguzze dei Dirupi di Larsec
Seguendo il bel sentiero, mi ritrovo presto dinnanzi al canalone che porta al passo delle Scalette: una fenditura tra una muraglia ininterrotta di pareti rocciose e guglie, ai cui lati le imponenti cime dei Cront, della Pala della Ghiaccia e dello Spiz delle Roe de Ciampiè sembrano giganteschi guardiani di pietra.

Tra le verticali torri di roccia, si intravede il passo delle Scalette

Qui mi attende una piccola sorpresa: il tracciato, che una volta percorreva dei pendii ghiaiosi senza difficoltà di nota, ora, forse a causa di una frana, traversa più in alto, su rocce esposte sebbene ben attrezzate con una ferrata...

L'imbocco del canalone che porta al passo delle Scalette

Il vecchio percorso ed il nuovo

Traversata esposta

La parte finale del tratto attrezzato
Percorro quindi con attenzione questo tratto di sentiero attrezzato piuttosto esposto, che se non fosse per la brevità, forse richiederebbe l'autoassicurazione con cordino e moschettone. Superato questo piccolo ostacolo, continuo la salita nel bel canale, chiuso tra le rocce dei Dirupi di Larsec. Poco oltre la metà del canalone, altre roccette attrezzate (queste da decenni) non sono un problema e le supero senza alcuna difficoltà

Lungo il canalone del passo delle Scalette

Una cengia attrezzata nel canalone delle Scalette

Un facile tratto attrezzato nel canalone delle Scalette
Risalgo quindi le roccette e le ghiaie che mi separano dalla larga insellatura del passo delle Scalette, tra stelle alpine e belle viste verso i prati e i boschi di Ciampedìe, dall'altro lato della valle.

Alle spalle, il panorama si apre verso la zona di Ciampedìe

Sguardo verso l'alto: il passo delle Scalette è vicino

Stelle Alpine

L'ultimo, impervio ma facile tratto per il passo delle Scalette
Quando spunto sul passo, dinnanzi a me si apre il panorama della conca del Larsec, con il Cògolo del Larsec che si erge imponente e le altre cime rocciose a far corona. Il tenue verde dell'erba che ricopre la conca contrasta con il grigio-giallognolo delle rocce tutto intorno, creando un effetto suggestivo, di natura aspra e selvaggia.

Il Cògolo del Larsec e le Crepe di Lausa

Vista verso la valle del Larsec, da sx cima delle Pope, cima Scalierèt e Cògolo del Larsec
Prendo a salire verso destra, lungo la valle di Lausa, attraversando un ambiente di desolata bellezza. Pochissimi altri escursionisti lungo il sentiero, la valle è immersa nel silenzio.

La valle di Lausa, con sullo sfondo l'omonima cima e il passo di Lausa

Valle di Lausa, verso il passo delle scalette

La cime del Larsec

Salendo al passo di Lausa
Risalgo per le facili ghiaie che conducono al passo di Lausa: qui il panorama si apre con viste amplissime sul resto del gruppo del Catinaccio, ma anche sulla val di Fassa e i monti che la contornano. Riposo un attimo e studio il percorso per la prima cima in programma oggi: la cima nord delle Crepe di Lausa.

Dal passo di Lausa, vista verso il gruppo del Sassolungo, con il Sassopiatto in evidenza

Dal passo di Lausa, vista sul Mantèl e sull'alta val di Fassa, con il paese di Canazei e i gruppi Sella e Marmolada

La cima nord delle Crepe di Lausa
Le Crepe di Lausa (in ladino la parola crepes significa rocce) sono una lunga dorsale che precipita sopra il paese di Mazzin con alte e verticali pareti rocciose; verso la conca del Larsec, invece, presenta pendii più modesti ed è facilmente raggiungibile lungo la sua rocciosa cresta. La scalata della cima nord è del tutto facile, mentre più complesso è proseguire per le cime di mezzo e sud.

L'ultimo pendio per la cima nord delle Crepe di Lausa

Dalla cima nord, vista sulla cima di mezzo, sullo Spiz dello Scarpello e sullo Spiz delle Roe de Ciampiè

La cresta delle Crepe di Lausa vista dalla cima nord

Il Polentòn, sullo sfondo il gruppo della Marmolada con punta Penìa

Mi inerpico quindi per il breve ma ripido pendio ghiaioso che porta in cima alle Crepe di Lausa: panorama esteso a 360°. Breve sosta e ritorno al passo di Lausa per il percorso dell'andata.

Salendo alla cima di Lausa, vista sul passo e sulla Cima Nord delle Crepe di Lausa
La prossima tappa è la cima di Lausa, che si alza tondeggiante poco sopra l'omonimo passo. Il sentierino risale a svolte i ripidi ghiaioni e sfasciumi, segnato da ometti di pietra e da nuove macchie di vernice bianco-rossa. Quando salii quassù, nel 2008, la traccia era un po' meno marcata e non c'erano segni di vernice. Ora l'orientamento e la salita sono più facili.

22 agosto 2015 - autoritratto sulla cima di Lausa
27 agosto 2008 - autoritratto sulla cima di Lausa

Arrivato in vetta, mi scatto un autoritratto come feci sette anni fa: ricontrollando la vecchia foto, mi accorgo clamorosamente che... quel giorno indossavo la stessa maglietta di oggi! Osservo con attenzione le valli, cime e creste che mi si parano davanti, immerso nel silenzio dell'alta montagna.

La mole imponente del Catinaccio d'Antermoja

Il gruppo dell'Ortles-Cevedale

La vetta dell'Antermoja
Continuo la marcia in direzione opposta a quella da cui provengo e comincio presto a scendere per il versante est, un po' più ripido di quello di salita, ma anche qui alcuni segni di vernice facilitano la ricerca del miglior passaggio. Giungo in breve quindi al passo del Larsec e, da qui, mi dirigo verso il passo di Antermoja. Prima di raggiungerlo, devio in salita per la traccia che risale verso la terza cima della giornata, ovvero la cima del Larsec. La salita non presenta alcuna difficoltà ed è piuttosto breve. Anche da questa vetta panorami estesi e suggestivi sulle montagne circostanti e su quelle più lontane.

La cima del Larsec

La cima di Lausa

Dalla cima del Larsec, sguardo verso la tondeggiante cima di Lausa e la cima nord delle Crepe di Lausa

Vista dalla cima del Larsec

Il sottogruppo di Valbona con le Crode del Ciamin che spuntano tra le nuvole
Riscendo da questa terza cima, arrivo al passo Antermoja e, da qui, assecondo il sentierino che punta verso il passo Scalieret. Arrivo a questa piccola ed aerea insellatura seguendo una traccia a mezzacosta tra le ghiaie, che si impenna poco prima di arrivare al passo. Da qui, si distende la lunga cresta che, con pendenza modesta, conduce in cima alla panoramicissima cima Scalieret, quarta e ultima vetta della giornata.

Scendendo dalla cima Larsec, la lunga cresta della Scalieret, mentre sullo sfondo appaiono il Catinaccio le Torri del Vajolet

Il passo d'Antermoja

Il passo d'Antermoja

La cima Scalieret dal passo Scalieret

Il passo Antermoja dal passo Scalieret

La cima Scalieret

Salendo alla cima Scalieret, panorama su Catinaccio e Vajolet
Il percorso è abbastanza agevole, a parte un paio di passaggi leggermente esposti, ma nulla di che. Arrivato in vetta trovo qualche altro escursionista, ma non certo una folla. Consumo il mio consueto, frugale pasto e approfitto della presenza umana per farmi scattare una foto sotto la croce di vetta.

Dalla cima Scalieret, vista sulla Marmolada

Cima Scalieret

Cima Scalieret
Consiglio una coppia di ragazzi italo-inglesi sulla migliore, per loro, via di discesa e poi mi incammino per il ripido e impervio pendio che porta al passo delle Pope. Con qualche imprecazione per il terreno scivoloso, arrivo in breve a questo ennesimo passo, che mette in comunicazione la valle del Vajolet con la valle del Larsec.


Dal passo delle Pope, vista sulla cima Scalieret. Per questo versante passa il sentierino

Dal passo delle Pope, vista sulla cima del Vajolet e sul gruppo di Valbona e il sentiero che porta a passo Principe

Dal passo delle Pope, la valle del Larsec e le vette del Cront, della Pala de Mesdì e della Palaccia
Ora mi resta da scendere per le tracce, spesso appena evidenti, altre volte più marcate, ma sempre molto impervie, che percorrono il versante sinistro della valle del Vajolet. Questo itinerario, che mette in comunicazione il passo delle Pope con il rifugio Vajolet, è chiamato "Sentiero don Guido" ed offre viste inconsuete e spettacolari sulle Torri del Vajolet e la cima Catinaccio.

Il poderoso fascio delle torri settentrionali del Vajolet 

Da sin: Torre del Passo, passo del Vajolet e Teste di Agnello/Lämmerkopf

Da sin: Mugoni, Coronelle, cresta di Davoi, cima Catinaccio

Forcella delle Vergini

Scendendo lascio quindi il Larsec e le sue atmosfere selvagge e incantate per approdare alle zone più frequentate del Catinaccio, posti che, seppure sempre molto belli, hanno perso la magia e il fascino che si percepiscono tra le valli e creste appena percorse. Attraversando la conca del Larsec, risalendo le dorsali di Lausa, calandosi per le rocce e i ghiaioni di questo angolo di Rosengarten si comprende l'origine delle tante leggende dolomitiche e sicuramente Re Laurin ha nascosto un pezzetto del suo giardino di rose tra queste cime (leggi qui la Leggenda di Re Laurino).
La Leggenda delle Rose, un antico mito che unisce elementi germanici e reto-ladini, vuole dare spiegazione di quel fenomeno chiamato in tedesco Alpenglühen e in ladino enrosadira, ovvero il tingersi di rosso delle cime dolomitiche all'alba e al tramonto. La versione della leggenda raccolta da Karl Felix Wolff ai primi del Novecento termina così:

"(...) e per renderlo invisibile, Laurino trasformò in pietra tutto il roseto e fece un incantesimo, che le rose non potessero vedersi né di giorno né di notte. Ma nell'incantesimo il re Nano aveva dimenticato il crepuscolo, che non è giorno e non è notte: così ogni sera, dopo il tramonto, si rivedono le rose rosse del giardino incantato. Allora gli abitanti della montagna escono dalle capanne e guardano e ammirano e, per un attimo solo, nelle loro menti inconsapevoli sorge una confusa intuizione del buon tempo passato, quando gli uomini non si odiavano né uccidevano e tutte le cose erano più belle e più buone. E quando il Rosengarten si spegne e le sue punte di pietra ridiventano chiare e fredde, gli uomini rientrano in silenzio, presi da indefinita tristezza, nelle loro capanne fumose".

Se  queste vette e valli rimarranno intatte come sono ora, potremo godere anche in futuro di queste emozioni e ispirazioni, viceversa le trasformeremo nell'ennesimo lunapark senz'anima...

L'ultimo tratto del Sentiero don Guido, in vista del rifugio Vajolet

Le tre Torri del Vajolet

Commento finale


Gita di grande fascino per gli ambienti selvaggi che vengono attraversati. Mai eccessivamente difficile, anche se non proprio per principianti, consente di assaporare angoli di montagna "vera" a due passi da zone tra le più frequentate dell'arco alpino.

Oltre 13 Km e 1200 m di dislivello

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Salita alla cima di Lausa

Salita alla cima Nord delle Crepe di Lausa


Dati dell'Escursione

Data: 27 agosto 2015
Partenza: Gardeccia, 1950 metri
Arrivo: Gardeccia, 1950 metri
Punto più alto: cima Scalierèt e cima Larsec, 2889 metri
Dislivello totale in salita: 1200 metri circa
Dislivello totale in discesa: 1200 metri circa
Tempo impiegato7 h circa (soste comprese) - 1 h 30 min da Gardeccia al passo delle Scalette; 1 h fino al passo di Lausa; 30 min a/r cima Nord delle Crepe di Lausa; 20 min salita alla cima di Lausa; 20 min discesa al passo Larsec; 20 min salita alla cima Larsec; 15 min discesa al passo Antermoja; 45 min alla cima Scalieret; 20 min al passo delle Pope; 45 min al rifugio Vajolet; 25 min a Gardeccia 
Sviluppo del percorso13 Km
DifficoltàEE/EEA-F: fino a qualche anno fa, la parte attrezzata del sentiero per il passo delle Scalette era talmente banale che l'utilizzo del kit da ferrata era considerato superfluo da tutti, se non dai principianti con parecchia paura dell'esposizione. Il nuovo tratto attrezzato posto all'inizio del canalone è però sicuramente molto più esposto e può indurre timore in molti escursionisti: i più sensibili all'esposizione devono quindi considerare l'eventualità di portare con sé l'occorrente per l'autoassicurazione, nonostante la relativa brevità del percorso ferrato. Il casco è comunque consigliabile per tutto il canalone che porta al passo delle Scalette. Il resto dell'escursione richiede piede sicuro ed un minimo senso dell'orientamento e studio dell'itinerario, sebbene recentemente anche le tracce che percorrono la cima di Lausa sono state segnate con bolli di vernice. 
Attrezzatura: Scarpe da montagna e casco; imbrago e kit da ferrata per i meno esperti che temono particolarmente l'esposizione.




4 commenti:

  1. Che meraviglia il sottogruppo di Larsec, hai fatto bene a scegliervi un itinerario così; come dici, c'è molta differenza di frequentazione rispetto alle prospicienti valli del Vajolet e Val Gardeccia. Ho rivisto con molto piacere quegli stessi posti che percorremmo insieme, con Paolo e Leonardo, nell'agosto 2003. Complimenti, e grazie per il magnifico report, me lo sono proprio gustato! Francesco

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    1. Grazie Francesco, non posso dimenticare il bellissimo trekking di 10 giorni fatto con te, Paolo e Leo ben 12 anni fa... Molte cose sono cambiate da allora, ma l'amore per la montagna è sempre lo stesso.

      Un abbraccio

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    2. Ciao Ren, ciao Francesco, che ricordi ragazzi, le foto della valle di lausa mi hanno fatto rivere come fosse ieri, le nostre chiacchierate in quel posto magnifico, so che se mi sforzo ancora un pò riesco a ricordare anche l'argomento. Sono cose indimenticabili, che sicuramente rendono più dolce la nostra memoria e piacevole l'idea di rifugiarsi, ogni tanto, nelle cose passate.
      Un abbraccio e a presto
      Leo

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